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La primavera e le malattie allergiche: scopriamo di più

Dr. Marcello Mazzetti

Medico specialista in Malattie Infettive e Tropicali

Allergologia e Immunologia Clinica

Iscrizione Ordine Medici Firenze n. 7382

Mail: marcellomazzetti.frenze@gmail.com

La primavera è oramai in pieno svolgimento e puntualmente si risveglia nel sentire comune la percezione del

ritorno di sintomi fastidiosi in famiglia oppure fra amici e colleghi: prurito nasale e oculare accompagnati da

salve di starnuti, lacrimazione e a volte da sintomi più gravi quali tosse e difficoltà respiratoria (asma

bronchiale). Tradizionalmente, oramai da oltre cento anni, questi disturbi sono popolarmente indicati come

febbre o raffreddore da fieno. Occorre ricordare che una prima descrizione accurata della patologia fu fatta

oltre 200 anni fa da un illustre medico inglese John Bostock che coniò nel 1819 il termine di hay fever da

allora entrato nella terminologia medica e popolare. Successivamente una serie innumerevole di lavori

scientifici ha permesso di chiarire la reale causa della sintomatologia nonché i meccanismi patogenetici in

grado di scatenarla.

Sommariamente possiamo solo ricordare che la oculorinite allergica si sviluppa in soggetti predisposti,

spesso la patologia è presente in vario modo nei consanguinei, a reagire in modo anomalo a sostanze, naturali

in questo caso, assolutamente innocue per la grande maggioranza della popolazione. Il termine allergia,

coniato dal medico austriaco Clemens von Pirquet nel 1906, significa proprio “reazione alterata” nel senso

di una risposta esagerata ad uno stimolo “innocente” I pollini del fieno (in generale l'erba dei prati) furono i

primi incriminati nello scatenare la risposta anomala ma presto fu evidente che molte altre sostanze naturali

potevano scatenare sintomi simili. Ad oggi sono conosciuti almeno quattro grandi gruppi di allergeni che

derivano dai pollini, dalle muffe, dagli acari della polvere o dalla epidermide degli animali. Una percentuale

consistente della popolazione italiana, circa il 10%, soffre a vario titolo di questa malattia e necessita di un

inquadramento diagnostico e terapeutico. La oculorinite allergica può apparire come un disturbo banale ma

non è esattamente così, ne è testimone il sottoscritto che ne ha sofferto fin dall'infanzia. Se è vero che con le

terapie attuali raramente si arriva alla compromissione della funzione respiratoria (asma grave) o alla morte

per crisi asfittica da broncospasmo, è altrettanto vero che il paziente spesso in età precoce inizia a

manifestare sintomi invalidanti quali: forte limitazione della attività sportiva soprattutto all'aperto, difficoltà

nel riposo notturno, difficoltà nello studio e in altre occupazioni; la causa di tutto ciò è la persistente

lacrimazione, la rinorrea e la ostruzione nasale a volte associate ad affanno anche per sforzi minimi o

addirittura durante il riposo. Purtroppo la malattia tende a cronicizzare e non sempre si risolve nell'età adulta

come un tempo si credeva. Inoltre può aggravarsi, soprattutto a livello bronchiale, per la presenza di altre

patologie quali l'abitudine tabagica, le infezioni respiratorie ricorrenti (un esempio per tutti la malattia da

COVID-19) la esposizione a polveri inalate durante una attività professionale oppure per la presenza di forti

inquinanti ambientali come quelli provenienti dalla combustione di combustibili fossili.

In sintesi, se è vero che in molti casi la rinite allergica non è considerata una malattia grave in sé, ritengo che

sia anacronistico abbandonare il paziente a terapie fai da te dato che oramai, da alcuni decenni, abbiamo a

disposizione mezzi terapeutici in grado di migliorare notevolmente la qualità di vita di queste persone.

Inoltre il trattamento corretto e precoce permette di ridurre notevolmente l'aggravarsi della patologia nel

corso degli anni. Oggi è possibile contrastare tutta la sequenza di disturbi legati alla allergia mediante

farmaci a bassa tossicità sia in formulazione locale che generale. Non ci sono praticamente casi che non

siano suscettibili di trattamento sia a livello ambulatoriale sia a livello specialistico ospedaliero nelle

situazioni più gravi e impegnative.

Vorrei ricordare da ultimo che la allergologia è un ramo della immunologia cioè della scienza che studia il

modo in cui l'organismo si difende da potenziali agenti dannosi esterni (virus, batteri ecc.) ma anche da

aggressioni che nascono all'interno del paziente (tumori, tolleranza di un organo trapiantato per esempio) La

immunologia, a sua volta, è una scienza trasversale nel senso che riguarda tutte le patologie mediche.

Pertanto oggi per l'allergologo lavorare in equipe con colleghi di altre discipline specialistiche (dermatologo,

pneumologo, ORL, gastro-enterologo, infettivologo, medicina generale ecc.) è diventato indispensabile al

fine di una corretta e ottimale gestione del paziente.

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